E' il primo dicembre. Si può avere ufficialmente voglia di Natale. E io quest'anno ho talmente voglia di Natale che ho chiesto a Streghetta di posticipare di un giorno la pubblicazione di questo post de "Un ingrediente per due".
Sì, perchè la mia mente razionale talmente ingegneristica non ammetteva al 30 novembre un discorso natalizio. Sia mai! Orrore. Natale è a dicembre e l'avvento inizia proprio il primo del mese.
Così questo post mi trovo a scriverlo nelle prime ore del periodo più bello dell'anno, quello che mi riempie il cuore di gioia.
Che poi lo so, arriverò al 26 dicembre talmente sconvolta da non avere più voglia di fare nulla. Ma tantè.
Tantè che quest'anno ho voglia di organizzarmi anche con voi (perchè si sa, la vita è fatta di cose belle e io quest'anno ho proprio voglia di tirarvi dietro a me con l'idea che la vita è bella e che va vissuta bene, nelle piccole cose di tutti i giorni, e non fate i mugugnoni come al solito che io a sto giro non reggo nessuno di quelli che si lamentano! ;) ), perchè l'anno scorso proprio non mi avete vista. Non mi avete respirata. Se non eravate con me "fisicamente", non potete aver capito cosa significhi per me questo periodo dell'anno.
Quindi, come vi dicevo, ho voglia quest'anno di farvi percepire tutte le emozioni che il Natale mi regala. E ho voglia di farvi preparare un menù un pò speciale. Di quelli curati nei minimi dettagli, questo si, ma che si possa fare anche con un pò di tempo di anticipo. Di quelli che se anche stai 12 ore fuori casa e arrivi alla sera stanca morta, escono comunque quei folletti del Natale da dietro la porta che ti danno quella carica e tu si. Tu ne hai voglia. Di metterti lì, di fronte al fornello, e di fare un brasato a lenta cottura. Di quelli che poi la carne la sminuzzi per infilarla nel ripieno dei ravioli. Tiè. Che poi al secondo ci pensiamo un'altra volta. Perchè ste cose, se non le fai a Natale, quando caspita le fai??? Nel periodo della Quaresima? Eccerto che no.
Ecco allora che partiamo con un antipasto tutto home made: una torta di porri. Di quelle della nonna. Che significa che è di quelle fatte "ad occhio".
Io ci provo a lasciarvi la ricetta, ma vi prego, fatevi guidare dal cuore e dall'occhio anche voi, e senza insultarmi, per piacere. :)
IL PORRO
Il porro (Allium ampeloprasum) è un parente dell’aglio (Allium sativum) e della cipolla (Allium cepa)? Bè, a leggere i nomi scientifici di questi ortaggi, direi di si! E anche pensando al profumo ed alla capacità di fare lacrimare i nostri occhi…
Il porro è una pianta erbacea biennale, coltivata però a ciclo annuale, monocotiledone (cioè con una sola foglia embrionale all’interno del seme) di origine mediterranea e di cui si utilizzano in ambito culinario le parti terminali delle foglie (la parte bianca) e il piccolo fusto al quale le foglie sono attaccate, che altro non è in questa pianta che un ridotto disco da cui si diramano le radici che invece vengono eliminate prima dell’utilizzo. Il fiore biancastro è ombrelliforme e si origina nel secondo anno di vita.
Esistono molte varietà di porri coltivati nel nostro paese e queste sono classificate in base alla lunghezza del "fusto" e in base all'epoca di produzione. La tecnica di coltivazione del porro prevede solitamente la semina in vivaio e il successivo trapianto in pieno campo quando le piante hanno raggiunto un’altezza di circa 20-25 cm. Difficilmente si effettua la semina diretta poiché è più difficile controllare le infestanti e perché si ottengono porri di differente pezzatura. Le varietà precoci vengono trapiantate a densità a mq maggiore, mentre per le varietà tardive la densità a mq decresce per facilitare il rincalzo che è quella tecnica che consente di aumentare la parte bianca dell’ortaggio e la resistenza al freddo.
La raccolta avviene quando la dimensione dell’ortaggio in termini di diametro raggiunge i 2/3 cm e ciò avviene solitamente dopo 3/4 mesi dal trapianto e dopo la raccolta vengono eliminate le foglie più esterne, quelle più dure, mentre le altre vengono tagliate una quindicina di cm sopra il termine della parte bianca. Il porro, pulito, si conserva facilmente in frigorifero anche per più di un mese.
Tra le varietà di porro presenti in Italia vale la pena ricordare quella di Cervere, un piccolo paese della provincia di Cuneo, dove annualmente in novembre si tiene la fiera dedicata a questo ortaggio. Dal sito web dedicato a questo porro si evince che la combinazione tra il terreno particolare dove si coltiva (limo, sabbia fina e calcare, combinazione abbastanza rara in natura) e il microclima con luminosità buona ma non violenta, permette di ottenere porri assai lunghi e teneri con basso contenuto in lignina e cellulosa (sostanze difficilmente digeribili almeno che voi non siate dei ruminanti!). Il fatto che il Porro di Cervere è più tenero, più dolce e più digeribile è da imputare quindi alle caratteristiche pedoclimatiche del sito ove viene coltivato.
Per finire una curiosità: l’imperatore Nerone (quello che forse diede fuoco a Roma per potersi costruire la Domus Aurea) veniva chiamato porrofago perché era un grande mangiatore di porri che utilizzava per schiarirsi la voce… ecco perché nei suoi ultimi anni di vita, prima di essere deposto e di suicidarsi, si ritirò con le sue paranoie nei palazzi per dedicarsi all’arte e alla musica… e chi gli stava più vicino!
Il porro (Allium ampeloprasum) è un parente dell’aglio (Allium sativum) e della cipolla (Allium cepa)? Bè, a leggere i nomi scientifici di questi ortaggi, direi di si! E anche pensando al profumo ed alla capacità di fare lacrimare i nostri occhi…
Il porro è una pianta erbacea biennale, coltivata però a ciclo annuale, monocotiledone (cioè con una sola foglia embrionale all’interno del seme) di origine mediterranea e di cui si utilizzano in ambito culinario le parti terminali delle foglie (la parte bianca) e il piccolo fusto al quale le foglie sono attaccate, che altro non è in questa pianta che un ridotto disco da cui si diramano le radici che invece vengono eliminate prima dell’utilizzo. Il fiore biancastro è ombrelliforme e si origina nel secondo anno di vita.
Esistono molte varietà di porri coltivati nel nostro paese e queste sono classificate in base alla lunghezza del "fusto" e in base all'epoca di produzione. La tecnica di coltivazione del porro prevede solitamente la semina in vivaio e il successivo trapianto in pieno campo quando le piante hanno raggiunto un’altezza di circa 20-25 cm. Difficilmente si effettua la semina diretta poiché è più difficile controllare le infestanti e perché si ottengono porri di differente pezzatura. Le varietà precoci vengono trapiantate a densità a mq maggiore, mentre per le varietà tardive la densità a mq decresce per facilitare il rincalzo che è quella tecnica che consente di aumentare la parte bianca dell’ortaggio e la resistenza al freddo.
La raccolta avviene quando la dimensione dell’ortaggio in termini di diametro raggiunge i 2/3 cm e ciò avviene solitamente dopo 3/4 mesi dal trapianto e dopo la raccolta vengono eliminate le foglie più esterne, quelle più dure, mentre le altre vengono tagliate una quindicina di cm sopra il termine della parte bianca. Il porro, pulito, si conserva facilmente in frigorifero anche per più di un mese.
Tra le varietà di porro presenti in Italia vale la pena ricordare quella di Cervere, un piccolo paese della provincia di Cuneo, dove annualmente in novembre si tiene la fiera dedicata a questo ortaggio. Dal sito web dedicato a questo porro si evince che la combinazione tra il terreno particolare dove si coltiva (limo, sabbia fina e calcare, combinazione abbastanza rara in natura) e il microclima con luminosità buona ma non violenta, permette di ottenere porri assai lunghi e teneri con basso contenuto in lignina e cellulosa (sostanze difficilmente digeribili almeno che voi non siate dei ruminanti!). Il fatto che il Porro di Cervere è più tenero, più dolce e più digeribile è da imputare quindi alle caratteristiche pedoclimatiche del sito ove viene coltivato.
Per finire una curiosità: l’imperatore Nerone (quello che forse diede fuoco a Roma per potersi costruire la Domus Aurea) veniva chiamato porrofago perché era un grande mangiatore di porri che utilizzava per schiarirsi la voce… ecco perché nei suoi ultimi anni di vita, prima di essere deposto e di suicidarsi, si ritirò con le sue paranoie nei palazzi per dedicarsi all’arte e alla musica… e chi gli stava più vicino!
TORTA DI PORRI
250 g pasta sfoglia homa made (qui la ricetta)
6 porri di Cervere grandi
150 ml panna fresca
olio evo qb
Prendete i porri, togliete il primo strato esterno e lavateli. Tagliateli a rondelle sottilissime.
In un tegame, scaldate l'olio evo e rosolate a bassa temperatura i porri, finchè non saranno morbidi. Aggiungete la panna fresca e lasciate asciugare.
Stendete la sfoglia, adagiatela in una teglia, mettete dentro il ripieno e cuocete per circa 30 minuti in forno caldo a 180°C. Servite bollente.
Per 4 persone.
250 g pasta sfoglia homa made (qui la ricetta)
6 porri di Cervere grandi
150 ml panna fresca
olio evo qb
Prendete i porri, togliete il primo strato esterno e lavateli. Tagliateli a rondelle sottilissime.
In un tegame, scaldate l'olio evo e rosolate a bassa temperatura i porri, finchè non saranno morbidi. Aggiungete la panna fresca e lasciate asciugare.
Stendete la sfoglia, adagiatela in una teglia, mettete dentro il ripieno e cuocete per circa 30 minuti in forno caldo a 180°C. Servite bollente.
Per 4 persone.
Come sempre, grazie a Comandate Amigo per la scheda del prodotto, e grazie a Streghetta che mi ha concesso di iniziare così questo momento per me così magico. Qui la sua proposta.
Adoro i porri, soprattutto nelle ricette semplici che esaltano il suo sapore.. quindi sì alla vellutata di porri, e anche alle torte salate! Meraviglia, la tua, con la pasta sfoglia home-made.
RispondiEliminaAnche io ho una voglia di Natale pazzesca.. il primo a casa nuova, il primo albero tutto da fare, e con un bel cagnino tutto mio ... love is in the air!
Ciao Sere! Condivido tutto, anche per me questo è un periodo speciale e sicuramente anch'io, come te, arriverò al 26 morta e distrutta (ormai lo so finisce sempre così) ma felice.
RispondiEliminaOttima scelta quella dei porri per questa torta salata, spesso bastano pochi e scelti ingredienti per fare dei piatti perfetti.
Un bacione!
Io preferisco questa torta salata, adoro il porro e con la panna ci sta d'incanto!!!!! Il brasato e i ravioli un altro giorno :-) Baci
RispondiEliminaEccole lì con il porro!!! E cosa c'è di meglio che una magnifica torta salata come questa? Ho la bava alla bocca perché non posso non immaginarne il sapore e il profumo :)
RispondiEliminaConcordo con te sul dover aspettare il primo di dicembre per parlare del Natale: prima non lo tollero, dall'1 dicembre sì...e pensa che l'albero lo faccio rigorosamente l'8! :D
Un bacino cara!
p.s. e grazie al Comandante Amigo per le informazioni sempre preziose!
Errata corrige: cosa c'è di meglio di... :)
EliminaMi piacciono molto i porri, sono ottimi alleati in cucina :)
RispondiEliminaBellissima la tua quiche :)
Un bacio!
Il porro tutta la vita!! Mi manca forse solo a colazione, ma hai visto mai....Sapessi la stizza quando vedo piramidi di pandori e panettoni ad ottobre. Da quando vivo in Oalnda, dato che qui il 5 sera arriva Sinterklaas, San Nicola, ho anticipato un po' l'inizio dei festeggiamenti e delle decorazioni, altrimenti fino al 7, San'Ambrogio, non se ne parlerebbe....Corro a leggermi l'altra pazza, un abbraccione Sere, a presto!
RispondiEliminaTirami dietro con il tuo spirito natalizio cara Sere, ti seguo volentieri ormai lo sai, mi piace respirare la tua aria ;) Comincio con questa torta a base di porri... e che porri!
RispondiEliminaMille baci