Anche le piccole gite possono rivelarsi dei grandi viaggi. Dei piccoli percorsi che portano a scoprire cose preziose ed importanti.
Così è stato anche per la visita a Roi, a Badalucco (grazie a Carla e Stefano per pensarci sempre e sempre così tanto).
Il profumo intenso di olio che aleggiava nell'aria quando siamo arrivati, le ceste piene di olive fuori, accatastate una accanto all'altra. Le persone, intente nel loro lavoro, così prese da non accorgersi della presenza di un gruppo di turisti che girovagavano nel loro stabilimento.
La passione con cui Rossella ci ha raccontato come, piano piano, si è innamorata del suo lavoro. Si percepiva in ogni sua parola, in ogni parte del suo racconto. Nella luce che le brillava negli occhi quando ci ha raccontato dei bimbi che vengono portati lì, per imparare. Per conoscere quello che la maggior parte di noi adulti ignoriamo. Per fare capire l'importanza della qualità e dell'amore che si riversa in una attività viva da anni.
Vi lascio al racconto di Comandante Amigo, con la spiegazione della produzione dell'olio, così come l'abbiamo sentita noi.
Dall’oliva all’olio
Le
olive, prima di raggiungere il frantoio situato poco a valle del
paese di Badalucco in provincia di Imperia, vengono raccolte nei
poderi di proprietà o dai contadini della zone che poi le
conferiscono alla famiglia Roi, tramite il metodo della bacchiatura
(o abbacchiatura). Questo metodo consiste nello scuotere i rami degli
olivi per consentire alle olive di cadere nelle reti poste a terra;
in passato questo avveniva tramite l’utilizzo di pertiche che i
contadini utilizzavano per scuotere i rami, oggi questo procedimento
viene svolto da macchine dette abbacchiatori, elettrici o pneumatici.
Le olive cadute nelle
reti vengono ammassate in sacchi di juta e/o ceste di plastica (tipo
quelle per la raccolta dell’uva) che sono preferibili perché
lasciano circolare più tanta aria e perché più facilmente
maneggevoli rispetto ai pesanti sacchi.
Le ceste e/o i sacchi
vengono svuotati nel vaglio una prima macchina esterna al frantoio
che separa, in base al peso, le olive dalle foglie ancora presenti.
In seguito le olive vengono lavate in una grande vasca dopo di che
sono pronte per la frangitura. Una tramoggia trasporta le olive
dall’esterno del frantoio all’interno e qui esse possono
“intraprendere” due vie: quella del frantoio tradizionale dove
avviene la spremitura a freddo e quella del frantoio moderno.
Il frantoio tradizionale
è formato da tre grandi e pesanti ruote di pietra di cui una e il
basamento sul quale ruotano le altre due azionate da un motore
elettrico. Le olive giungono dalla tramoggia e cadono nel bacino del
frantoio.
Le ruote macinano le olive e i noccioli e si viene a
formare un composto semidenso, la pasta d’olio, dall’aspetto
simile ad un paté.
Questa crema tramite una canaletta di uscita va a
ricoprire dei dischi filtranti in fibra semisintetica che vengono
sovrapposti su dischi di acciaio forati montati su un cilindro;
questi dischi vengono poi portati nelle presse idrauliche che molto
lentamente iniziano a comprimere le membrane a disco per ottenere il
mosto d’olio che così si è separato dalla parte solida che invece
rimane sopra agli stessi e che manualmente viene poi staccata e
versata in vasche separate.
Il mosto così ottenuto
viene passato in centrifuga al fine di separare l’acqua, più
pesante, dall’olio. A questo punto abbiamo ottenuto l’olio
extravergine di oliva da spremitura meccanica tradizionale a freddo.
La via del frantoio moderno prevede invece che le olive vengano trasportate dalla tramoggia in un frangitore a martelli che le macina.
La pasta d’olio
ottenuta viene lavorata da un’altra macchina detta Sinolea. Questa
macchina lavora a ciclo continuo e sfrutta la differenza fra la
tensione superficiale dell’acqua di vegetazione presenta attorno
alla parte solida e quella del mosto d’olio. In questo processo il
mosto tende così a cadere in una vasca sottostante mentre la parte
solida costituita dai noccioli frantumati viene espulsa dalla vite
perpetua in un’altra vasca.
Dal mosto ottenuto
tramite Sinolea si ottiene l’olio extravergine sempre grazie ad una
centrifuga che lo separa l’acqua per diversità di peso specifico.
Questo procedimento
avviene sempre a temperatura controllata intorno a 25-27 gradi ed
essendo in gran parte effettuata in vasche chiuse permette di
ottenere un olio che racchiude molto più profumo che invece viene
perso nel metodo tradizionale perché questo avviene con macina
all’aperto. Un altro vantaggio del secondo metodo di spremitura è
quello di ovviare al pericolo di formazione di muffe sui dischi
utilizzati per la pressa dato che gli stessi non possono essere
lavati. Per questo motivo l’oleificio Roi si è munito di una cella
frigorifero dove vengono riposti i cilindri coi dischi durante le
fasi di non utilizzo al fine di ridurre al minimo o eliminare il
problema della fioritura di muffe.
L’olio extravergine
così ottenuto dai due processi è così pronto per l’utilizzo e/o
l’imbottigliamento.
La sansa (cioè la parte
solida scartata dalle lavorazioni - composto da bucce, dai residui
della polpa e dai frammenti di nocciolo) viene inviata ai sansifici
che estraggono ulteriore olio detto olio di sansa di oliva che in
passato veniva utilizzato nella produzione di pane e similari.
Quello che invece rimane
dopo la spremitura effettuata dai sansifici è utilizzato come
combustibile come una specie di pellet molto piccolo (infatti
l’oleificio utilizza questi noccioli frammentati e compressi nella
caldaia che scalda l’ambiente del frantoio).
Possiamo dire che
dell’olivo non si butta via nulla come nel maiale: le foglie
vengono usate come pacciamante, dalle olive si ottiene olio, olio di
sansa e micropellet dal nocciolo, dalle potature e dalle piante
eventualmente tagliate si possono fare tronchetti per barbecue, legna
da ardere e oggetti e utensili dall’aspetto inconfondibile.
In una giornata così uggiosa è stato impossibile andare a visitare anche il podere Roi. Ma Rossella ci aspetta ancora, per una visita da loro, quando il tempo sarà più clemente. E noi ci torneremo volentieri: le gite che arricchiscono, non solo di conoscenze, ma anche di prodotti eccellenti, sono quelle che preferiamo. Il loro negozio poi, vestito a festa, era una gioia per gli occhi. E in questi giorni in cui vi sto portando con me in un percorso tutto natalizio, anche sicuramente una gioia per il palato.
E la Liguria poi, la bella regione che racchiude in sè una varietà incredibile di paesaggi, ci ha accolti come sempre lei sa fare. Non importa essere a casa, nella nostra amata Valle, o a Varigotti o ancora a Camogli o Genova. Lei è sempre con noi, e ad ogni nostra visita ci mostra un nuovo lato di sè.
Due gioielli a questo giro: Badalucco e Montalto.
Stretti caruggi, case vecchie ma dal fascino di una volta. Archi, portici e finestre piccoline. Sotto le feste poi, sembra quasi di camminare in mezzo a dei piccoli presepi. Se vi capita, non perdete l'occasione di visitare un pò di questa regione splendida. Di cui vi parlo sempre troppo poco, ma di cui resto incantata ogni volta.
Il Natale sta arrivando... e allora ecco una idea golosa da mettere sotto l'albero. Una bella bottiglia di olio extravergine di oliva. Noi l'abbiamo già confezionate, dobbiamo solo mandarle a destinazione. E voi, che ne pensate?
Ecco allora la prossima volta ci vengo pure io!! :D Ahah scherzi a parte, bella gita sì! Grazie per il resoconto fotografico e le dettagliate spiegazioni del Comandante Amigo! :)
RispondiEliminaUn bacino cara