Alle volte penso che questa rubrica sia veramente utile.
Sicuramente lo è per noi due.
SereInCucina: "Buongiorno cara! Come stai? Io sto attendendo la risposta di Ugo per il 16 di novembre, l'ho sollecitato questa mattina. Ma per questo mese? Che ingrediente affrontiamo?"
Streghetta: "Ciao Sere!! Direi tutto bene dai. Te? Ancora in trasferta ho visto![...] Come ingrediente...mh. In ottobre abbiamo la zucca, i cachi (ma non li ho ancora visti in giro), i funghi già fatti, castagne già fatte.. a meno di andare su una spezia o su un legume o sulla carne, magari qualche taglio particolare..tu hai pensato a qualcosa? [...]"
SereInCucina: "Uao!!! Che figo: la carne. Dai ci studiamo qualcosa con la carne? Effettivamente ad ottobre ci sta: quei bei brasati a lunga cottura... il problema è che dovremmo scegliere più o meno la ricetta e poi capire che taglio ci vuole mi sa... E anche il pesce che non l'abbiamo mai fatto, ma ad ottobre ci sta meglio la carne! ;) [...]"
Streghetta: "se ti dicessi....quinto quarto?? troppo generico? o preferisci il classico?? pesce abbiam fatto la acciughe! [...]"
SereInCucina: "Io non ho capito nulla!!! Quinto quarto che??? [...]"
Streghetta: "ahahah si scusa, hai ragione intedevo come tagli di carne. magari fare il quinto quarto come ingrediente (interiora, frattaglie, lingua, coda, trippa, robe cosi)..anche se non è propriamente un ingrediente solo..troppo particolare? oppure magari fare il bovino come ingrediente e poi si sceglie. potrebbe essere interessante anche la spiegazione dell'animale, con le varie età e classificazioni in vitello vitellone bue etc. boh. che dici? [...]"
SereInCucina: "[...] Dai, quella dell'animale mi piace, con la spiegazione della macellazione e delle varie età. Accendiamo il vitello o una età in particolare?"
Streghetta: "ma, qual'è l'animale generico del vitello? O_O il vitello è quando è piccolo..ma in generale come si chiama?"
SereInCucina: "Vacca, in italiano. O_o e non mi fare ridere, che qui mi guardano tutti!!! (licenza per il post)
Streghetta: "ahahaaha ma, la vacca, non è solo femmina? cmq vacca lo dici a qualcun altro. ;)"
SereInCucina: "Si, ma io penso che quando si compra il vitello, si compri la vacca. Comunque questa sera che rientro a casa chiedo all'uomo di fiducia! ;) Mi fai morire!!!"
Streghetta: ":D mh no, che io sappia il vitello è solo maschio, che viene macellato entro 12 mesi se non erro. oddio, vedi che ci serve una scheda???!!!"
SereInCucina: "Quindi secondo te mangiamo tipicamente... tori????? Cioè, torelli? ecco si, forse una scheda ci vuole..."
Streghetta: "il toro non è un vitello vecchio e castrato? non ne usciremo mai. anzi no, il manzo è castrato e il toro è vecchio ma non castrato. son confusa."
SereInCucina: "Il castrato secondo me è il bue... O_o"
E scheda fu.
LA CARNE BOVINA
La carne bovina che noi utilizziamo in cucina appartiene a mammiferi della famiglia dei Bovidae, rappresentati dal genere Bos e dalla specie Bos taurus.
I bovini sono animali erbivori ruminanti e come tutti i ruminanti sono caratterizzati dall’avere 3 prestomaci (reticolo, rumine e omaso) ed uno stomaco (abomaso) dove avvengono diverse fasi della digestione. La dieta di questi erbivori è svariata soprattutto se gli animali vengono allevati all’aperto (in alpeggio durante l’estate e nei pascoli pedemontani o di pianura durante le altre stagioni) e non in stabulazione fissa in maniera intensiva. Sulla metodologia di allevamento e benessere animale ci sarebbe da parlare per una giornata intera poiché poi quando noi cuociamo una semplice fettina di carne alla piastra e questa si riduce della metà e diventa dura come una suola di scarpa forse sarebbe il caso di chiederci da dove arriva questa fettina…
Oltre che per la razza, e l’Italia è regina di biodiversità anche in questo campo, la carne che utilizziamo deriva da animali di età differente che vengono chiamati con nomi differenti.
Per prima cosa parliamo delle razze. Fra i bovini esistono razze allevate per la produzione di latte (come la bruna alpina, la frisona e la jersey), per la produzione di carne (come la simmenthal, la limousine, la charolaise, l’aberdeen angus, la piemontese o fassone, la chianina, la marchigiana e la maremmana) e quelle allevate con duplice attitudine (come la rendena, la bianca modenese, la podolica, la valdostana pezzata, la normanna e la rossa danese). In passato, e tutt’oggi in alcuni paesi dove la meccanizzazione dell’agricoltura è ancora inesistente o molto arretrata, esistevano razze tipicamente da lavoro come da noi in Italia la chianina, la maremmana e la piemontese solo per citarne alcune. Come detto sopra nel nostro paese esistono svariate razze anche molto rustiche (come la varzese, la pustertaler, la cabannina e anche la stessa maremmana) che hanno ancora una duplice ed a volte una triplice attitudine.
Senza addentrarci oltre nella suddivisione spesso solo sulla carta dell’attitudine di ogni razza, passiamo invece a parlare della suddivisione dovuta all’età dell’animale.
Il maschio viene chiamato balliotto dalla nascita fino alla prima settimana di vita, vitello fino al primo anno di età, manzo (se è castrato) o vitellone dal primo al quarto anno, bue (se castrato) o toro dopo il quarto anno di età.
La femmina viene chiamata vitella fino al primo anno di vita, manzetta se non ha ancora partorito ed è di età inferiore ai venti mesi, manza o giovenca tra il primo ed il terzo anno di vita e vacca se è di età superiore ai tre anni o se è sotto i tre anni ma in stato gravido. Il termine mucca è invece riferito al bovino femmina in genere ma è un dialettismo di origine toscana forse di derivazione onomatopeica o forse dai termini latini mulgere (mungere) e mugire (muggire).
Dagli esemplari allevati per la carne (ma ovviamente anche dagli altri volendo) si ottengono diversi tagli utilizzabili in ambito culinario per le più svariate preparazioni: dal taglio della coscia si ottengono codone, noce, sottofesa e girello, dal taglio della lombata filetto, controfiletto e carré, dal taglio della schiena costata, dal taglio del collo e della testa si ottengono collo, lingua e testina, dalla spalla si possono avere cappello del prete e fusello, dai garretti gli ossibuchi, dal petto la punta di petto, dal costato si ottengono biancostato di reale e taglio reale e dal taglio della pancia biancostato di pancia e fiocco. Questi pezzi sono solo alcuni di quelli ottenibili e ovviamente a seconda della regione e assumono nominazioni differenti. Non dimentichiamoci poi che anche le interiora vengono utilizzate a scopi gastronomici: cervella, fegato, animelle sono le basi di un piatto tipico piemontese, il fritto misto alla piemontese e la trippa (che altro non è che parte degli stomaci e non dell’intestino come molti credono) sono comunemente utilizzate in molte ricette tradizionali della cucina regionale italiana (ad esempio i trippai fiorentini che preparano il caratteristico panino col lampredotto, che rientra tra i cibi di strada ora tanto ricercati, rappresentano una piacevole tradizione legata ai piatti poveri del passato).
La raccomandazione che mi sento di fare è quella di utilizzare possibilmente carne italiana derivante da animali allevati in maniera consapevole e preferibilmente a stabulazione libera che magari effettuano la transumanza o l’alpeggio in maniera che possano cibarsi delle più svariate qualità di erbe che poi andranno a dare determinate caratteristiche anche alla carne.
ANCHE SE SO CHE AVRESTE VOLUTO CHE VI PARLASSI DEL VITELLO DAI PIEDI DI BALSA… MA PAZIENZA!!!
La carne bovina che noi utilizziamo in cucina appartiene a mammiferi della famiglia dei Bovidae, rappresentati dal genere Bos e dalla specie Bos taurus.
I bovini sono animali erbivori ruminanti e come tutti i ruminanti sono caratterizzati dall’avere 3 prestomaci (reticolo, rumine e omaso) ed uno stomaco (abomaso) dove avvengono diverse fasi della digestione. La dieta di questi erbivori è svariata soprattutto se gli animali vengono allevati all’aperto (in alpeggio durante l’estate e nei pascoli pedemontani o di pianura durante le altre stagioni) e non in stabulazione fissa in maniera intensiva. Sulla metodologia di allevamento e benessere animale ci sarebbe da parlare per una giornata intera poiché poi quando noi cuociamo una semplice fettina di carne alla piastra e questa si riduce della metà e diventa dura come una suola di scarpa forse sarebbe il caso di chiederci da dove arriva questa fettina…
Oltre che per la razza, e l’Italia è regina di biodiversità anche in questo campo, la carne che utilizziamo deriva da animali di età differente che vengono chiamati con nomi differenti.
Per prima cosa parliamo delle razze. Fra i bovini esistono razze allevate per la produzione di latte (come la bruna alpina, la frisona e la jersey), per la produzione di carne (come la simmenthal, la limousine, la charolaise, l’aberdeen angus, la piemontese o fassone, la chianina, la marchigiana e la maremmana) e quelle allevate con duplice attitudine (come la rendena, la bianca modenese, la podolica, la valdostana pezzata, la normanna e la rossa danese). In passato, e tutt’oggi in alcuni paesi dove la meccanizzazione dell’agricoltura è ancora inesistente o molto arretrata, esistevano razze tipicamente da lavoro come da noi in Italia la chianina, la maremmana e la piemontese solo per citarne alcune. Come detto sopra nel nostro paese esistono svariate razze anche molto rustiche (come la varzese, la pustertaler, la cabannina e anche la stessa maremmana) che hanno ancora una duplice ed a volte una triplice attitudine.
Senza addentrarci oltre nella suddivisione spesso solo sulla carta dell’attitudine di ogni razza, passiamo invece a parlare della suddivisione dovuta all’età dell’animale.
Il maschio viene chiamato balliotto dalla nascita fino alla prima settimana di vita, vitello fino al primo anno di età, manzo (se è castrato) o vitellone dal primo al quarto anno, bue (se castrato) o toro dopo il quarto anno di età.
La femmina viene chiamata vitella fino al primo anno di vita, manzetta se non ha ancora partorito ed è di età inferiore ai venti mesi, manza o giovenca tra il primo ed il terzo anno di vita e vacca se è di età superiore ai tre anni o se è sotto i tre anni ma in stato gravido. Il termine mucca è invece riferito al bovino femmina in genere ma è un dialettismo di origine toscana forse di derivazione onomatopeica o forse dai termini latini mulgere (mungere) e mugire (muggire).
Dagli esemplari allevati per la carne (ma ovviamente anche dagli altri volendo) si ottengono diversi tagli utilizzabili in ambito culinario per le più svariate preparazioni: dal taglio della coscia si ottengono codone, noce, sottofesa e girello, dal taglio della lombata filetto, controfiletto e carré, dal taglio della schiena costata, dal taglio del collo e della testa si ottengono collo, lingua e testina, dalla spalla si possono avere cappello del prete e fusello, dai garretti gli ossibuchi, dal petto la punta di petto, dal costato si ottengono biancostato di reale e taglio reale e dal taglio della pancia biancostato di pancia e fiocco. Questi pezzi sono solo alcuni di quelli ottenibili e ovviamente a seconda della regione e assumono nominazioni differenti. Non dimentichiamoci poi che anche le interiora vengono utilizzate a scopi gastronomici: cervella, fegato, animelle sono le basi di un piatto tipico piemontese, il fritto misto alla piemontese e la trippa (che altro non è che parte degli stomaci e non dell’intestino come molti credono) sono comunemente utilizzate in molte ricette tradizionali della cucina regionale italiana (ad esempio i trippai fiorentini che preparano il caratteristico panino col lampredotto, che rientra tra i cibi di strada ora tanto ricercati, rappresentano una piacevole tradizione legata ai piatti poveri del passato).
La raccomandazione che mi sento di fare è quella di utilizzare possibilmente carne italiana derivante da animali allevati in maniera consapevole e preferibilmente a stabulazione libera che magari effettuano la transumanza o l’alpeggio in maniera che possano cibarsi delle più svariate qualità di erbe che poi andranno a dare determinate caratteristiche anche alla carne.
ANCHE SE SO CHE AVRESTE VOLUTO CHE VI PARLASSI DEL VITELLO DAI PIEDI DI BALSA… MA PAZIENZA!!!
FILETTO DI VITELLO CON SPINACI SALTATI
400 g filetto di vitello
sale aromatizzato con le spezie (pepe, ginepro, alloro, timo, rosmarino - home made)
2 peperoncini
qb olio evo
2 cucchiai salsa di soia
500 g spinaci
pinoli qb
uvetta sultanina qb
Prendete la carne, massaggiatela delicatamente con il sale grosso aromatizzato su tutti i lati. Aprite i due peperoncini e mettete i semini sui dui lati opposti del filetto. Lasciate riposare.
Nel frattempo scaldate un filo di olio evo in una padella e mettete dentro gli spinaci, ben lavati e asciugati. A parte, fate tostare una manciata di pinoli e ammollate una manciata di uvetta.
In una wok, scaldate 3 o 4 cucchiai di olio evo finchè non sia bollente: metteteci dentro il filetto e lasciatelo cuocere per 6-7 minuti circa, ruotandolo (fate attenzione a non forare la carne con i rebbi delle forchette: non deve rovinarsi la crosticina che si creerà a contatto con l'olio bollente, che permetterà una corretta reazione di Maillard - che ci tenevo tanto a dirvelo!!! :)).
Passati i 6-7 minuti, spegnete il fuoco da sotto la wok e coprite la carne con della stagnola, lasciandola riposare un paio di minuti.
A questo punto i vostri spinaci dovrebbero essere quasi cotti: saltateli ancora un pò in padella con l'aggiunta di pinoli e uvetta ed impiattate. Tagliate il filetto a fettine e servite accanto agli spinaci. Irrorate la carne con un cucchiaio di soia.
Per 2.
400 g filetto di vitello
sale aromatizzato con le spezie (pepe, ginepro, alloro, timo, rosmarino - home made)
2 peperoncini
qb olio evo
2 cucchiai salsa di soia
500 g spinaci
pinoli qb
uvetta sultanina qb
Prendete la carne, massaggiatela delicatamente con il sale grosso aromatizzato su tutti i lati. Aprite i due peperoncini e mettete i semini sui dui lati opposti del filetto. Lasciate riposare.
Nel frattempo scaldate un filo di olio evo in una padella e mettete dentro gli spinaci, ben lavati e asciugati. A parte, fate tostare una manciata di pinoli e ammollate una manciata di uvetta.
In una wok, scaldate 3 o 4 cucchiai di olio evo finchè non sia bollente: metteteci dentro il filetto e lasciatelo cuocere per 6-7 minuti circa, ruotandolo (fate attenzione a non forare la carne con i rebbi delle forchette: non deve rovinarsi la crosticina che si creerà a contatto con l'olio bollente, che permetterà una corretta reazione di Maillard - che ci tenevo tanto a dirvelo!!! :)).
Passati i 6-7 minuti, spegnete il fuoco da sotto la wok e coprite la carne con della stagnola, lasciandola riposare un paio di minuti.
A questo punto i vostri spinaci dovrebbero essere quasi cotti: saltateli ancora un pò in padella con l'aggiunta di pinoli e uvetta ed impiattate. Tagliate il filetto a fettine e servite accanto agli spinaci. Irrorate la carne con un cucchiaio di soia.
Per 2.
Per la ricetta di Streghetta, correte qui!
Voi due siete uno spasso ahahah! Me fate morì!! :D
RispondiEliminaAvete scelto bene! Mi piace! E la tua ricetta me gusta assai :)
p.s. il 16 comunque potresti passare a salutarmi! :D
Sì Comandante, è inevitabile sentire vitello e pensare a quello coi piedi di balsa, l'inventore di una storia fffalsa! ;)
RispondiEliminaE voi due che delirate siete uno spasso... Più ciccia per tutti!
Ottimo tutto anche le info. ciaoo buona fine settimana.
RispondiEliminaahaha ma siete troppo forti :-) Bellissimo il dialogo!! E bellissima pure la ricetta :-) Bacioni
RispondiEliminaE il vitello dai piedi tonnati (personalmente il mio preferito, sarà che son piemontese?), dove lo mettiamo?
RispondiEliminaMi piace questa ricetta di filetto...e anche l'accompagnamento degli spinaci con pinoli e uvette.. buonissimi!