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giovedì 13 novembre 2014

#45/52 lacrime.

 
Le lacrime che scendono, che solcano le guance rosa, colorate con pennellate di fard. Che liberano.
Le lacrime che ci portano indietro nel tempo, che ci fanno ripensare a scelte - nostre e di altri - fatte e non fatte. La vita che scorre, con noi che ci ritroviamo dietro a quel finestrino ricoperto da pioggia, da lacrime che rigano un vetro sporco di polvere che è la vita.
Le lacrime che combattono contro un tempo che scorre e che ci ruba attimi, mesi, anni. Noi che diventiamo maturi, ma in fondo sempre bambini. Con quel volto rigato da lacrime, senza nemmeno volerlo, senza nemmeno sapere il perché - e invece sapendolo ma non accentandolo quel perché così scomodo, da non rivelare nemmeno a noi stessi.
Noi, con le nostre lacrime. Non necessariamente un segno di debolezza - ma quante volte pensiamo che sia così.
Quelle lacrime, che una volta piante ci alleggeriscono. Cuore, anima e spalle e collo e testa e respiro.
Le lacrime per quelle paure che sappiamo ammettere una volta soltanto, mostrando la nostra debolezza per quel piccolo e fortuitissimo istante. Quelle lacrime che nascondiamo con una passata di mascara e che teniamo assopite dentro di noi - per non farle uscire e per non sbavarci di nero, per non dover ritoccare le sfumature dell'ombretto.
Le lacrime che versiamo perché non sappiamo ancora usare quel ruggito - che lo abbiamo (oh se lo abbiamo) ma quando proviamo a confrontarci con qualcuno sembra solo che miagoliamo.
Le lacrime per la vergogna dei nostri difetti e dei nostri errori - per il non sapere accettare l'imperfezione che è la vita stessa, che siamo noi.
Le lacrime per non riuscire ad ammettere nemmeno a noi stessi quanto si tenga a quel progetto che si sta rincorrendo con tutto il cuore.


 

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