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mercoledì 4 dicembre 2013

Ravioli di topinambur e i sogni di una ragazza


Se è vero che il Natale è condivisione, è la gioia di stare insieme e di fare felici le persone, allora questo post lo voglio lasciare tutto a lei, a Gloria.
Io non la conosco, Gloria. Un giorno per caso però mi è arrivata via mail una richiesta di solidarietà. Solidarietà tra chi si capisce, tra chi sa cosa sono i sacrifici fuori casa, in città sconosciute (anche se adorabili), lontani dai propri cari.
Solidarietà tra chi ha voglia di farcela, di andare avanti, e di farlo bene. Di impegnarsi in quello che crede, di voler diventare qualcuno o qualcosa, di non arrendersi di fronte ai primi ostacoli, anche se le idee alle volte non sono così chiare e limpide, anche se la strada da fare è tanta e alle volte si imboccano bivi sbagliati. Anche se bisogna tornare indietro, o prendersi qualche minuto di riflessione. O se si va avanti come dei treni, spediti e veloci verso la meta finale.
Questo post è di Gloria, è per Gloria e per tutte le Gloria che viaggiano per il mondo con un sogno nel cassetto.
Per tutte le Gloria che quel sogno lo vogliono realizzare, più di ogni altra cosa.



Tra cucina e tecnologia: fisionomia del food blogger

Se è vero che finiamo per essere ciò che mangiamo, i food blogger ci stimolano a iniziare a pensare ciò che mangiamo. Questa categoria, divisa a metà tra il diarista e il cuoco, svolge un’importante funzione di stimolo portando tutti noi a riflettere sulle inarrestabili tendenze che questo mondo sempre più globalizzato fa riverberare come piatti sulle nostre tavole.
Le nuove generazioni non possono ignorare il fenomeno dello slow food, oppure la spinta all’acquisto di ingredienti a km 0, ma allo stesso tempo sanno far tesoro dell’eredità di una cucina carica di sapienza e pratiche culturali quale sa essere quella italiana.
Negli Stati Uniti, risale al 1997 la nascita del primo food blog, ancora ben in attività, Chowhound, una specie di bacheca che all’epoca consigliava i migliori locali per mangiare a New York. David Lebovitz, americano trapiantato a Parigi, è seguitissimo, sia nella versione online che nella produzione libraria e, in un’ipotetica triade americana, non può mancare il blog maniacale di Julie Powell, 539 ricette di Julia Child, esempio forse irraggiungibile di best-seller editoriale e di successo hollywoodiano (come scordare Meryl Streep che in Julie/Julia delizia/tortura Stanley Tucci con le sue ricette de Le Cordon Bleu??).
In Italia, il numero di blog dedicati alla cucina supera le decine di migliaia; si alimenta e trae nutrimento da trasmissioni televisive, libri di noti arcicuochi e ad essi fornisce nuove idee. Non si pensi a casalinghe annoiate: il tasso medio di scolarizzazione dei food blogger è, infatti, molto elevato. Generalmente si tratta di persone con un grado elevato di consapevolezza e con una passione talmente forte da spingerle ad aprire un sito per rielaborare oppure, talvolta, criticare aspramente la scena enogastronomica italiana.
Dal Cavoletto di Bruxelles di Sigrid Verbert (laurea in Lettere, baccalaureato in Filosofia, master in Comunicazione Enogastronomica), alla food reporter Sandra Salerno, di Un tocco di zenzero, alle sorelle Maci, le Sorelle in Pentola, a Paoletta di Anice e Cannella: il food blogging sembra un modo per i giovani di trovare una propria via autonoma e originale per esprimersi in un loro personalissimo spazio online.
La passione per la cucina e per le ricette familiari non è mai venuta meno in Italia. Diciamo che i blog di cucina l’hanno virata in digitale, elaborando ricettari personali spesso corredati da bellissime immagini e da piacevoli post. La sperimentazione si unisce al racconto, la ricetta al ricordo personale e, progressivamente, la cucina di casa finisce con l’essere trasportata nella cucina degli altri, se non proprio in quelle di chef o ristoranti all’ultima moda; anche il blog di cucina, in buona sostanza, finisce con l’assumere sempre più una dimensione social e la testimonianza singola non sembra soddisfacente quanto lo è, invece, il confronto con altri blogger.
Tale circostanza, da un punto di vista strettamente culinario, favorisce innumerevoli variazioni sul tema, e si arriva al punto di rielaborare le ricette dei biscotti di un noto marchio commerciale alimentare italiano per dimostrare come la ricerca ecologica dell’ingrediente e il vincolo della stagionalità non siano incompatibili con prodotti di grande consumo diffusi praticamente in tutte le nostre case.
Anche l’aspetto grafico è sempre più professionale, con immagini che nulla hanno da invidiare a quelle di certe riviste patinate. Si nota una grande cura per la tavola, dove la presentazione del piatto si accompagna alla ricerca di un’atmosfera che ad esso si ispira: una ribollita, ad esempio, verrà sempre accompagnata da una bella tovaglia rustica sul tavolo di un focolare che suggerisce l’idea di un casolare in Toscana.
E a tutto questo, anche noi possiamo partecipare... basta solo dotarci di un dispositivo android.

Un grazie particolare a Serena per la sua disponibilità e lo spazio dedicatomi sul suo interessantissimo blog.

Autore:
Originaria di Venezia, Gloria Lorenzi è una studentessa di Giornalismo e Mass Media alla Westminster University di Londra. Da sempre appassionata di tecnologia e con una spiccata attitudine per le lingue straniere, ha scelto il Regno Unito per perseguire il suo sogno di diventare giornalista.


Gloria ancora non lo sa, ma con questo articolo mi ha fatto fare un tuffo nel passato, e mi ha fatto ripensare ai bivi della mia vita e alle scelte che ho fatto. Anche se non sempre ci sembrano scelte importanti, tutto ha un perché e tutto capita con una motivazione. Credo che i mattoni della nostra vita vengano da noi collocati nella posizione esatta in cui dovrebbero stare, anche se è quella sbagliata.
Il suo articolo è pieno di spunti interessanti, che sono certa affronterò prima o poi con voi.
Ma siccome questo è un blog di cucina, e a Gloria avevo promesso una ricetta che fosse anche nelle sue corde (puoi cambiare il condimento! ;)) e a voi un menù delle feste, vi lascio un primo piatto speciale, e vi chiedo una cortesia: provatelo veramente. Io ne sono rimasta folgorata.

RAVIOLI RIPIENI DI TOPINAMBUR CON BAGNA CAUDA

Per la sfoglia

100 g farina 00
1 uovo
olio evo
sale

Per il ripieno

140 g topinambur
50 g ricotta
burro qb
1 cucchiaino prezzemolo
parmigiano grattuggiato
vino bianco
1 tuorlo uovo
1/2 scalogno
sale e pepe

Per il condimento

2 spicchi d'aglio
4 acciughe sotto sale
olio evo qb

Preparate una pasta all'uovo con la farina e l'uovo intero, unite un filo di olio e un pizzico di sale. Incordate bene il tutto finchè non otterete una pasta omogenea ed elastica. Fatene una palla, avvolgetela nella pellicola trasparente e mettete da parte in frigorifero.
Preparate il ripieno: raschiate i topinambur per eliminare la buccia e i nodi. Lavateli e affettateli sottilmente. Mondate e tritate il mezzo scalogno e fatelo appassire in una noce di burro, aggiungete il topinambur tagliato a fettine. Mescolate bene e bagnate con 1/4 di bicchiere di vino, salate e pepate a vostro piacimento. Cuocete ancora per qualche minuti finchè il tubero non sarà cotto ma comunque al dente. Metteteli a questo punto su un tagliere e tritateli con una mezzaluna o al coltello.
Passate al setaccio la ricotta e unitela alla verdura precedentemente tritata. Poi aggiungete il tuorlo mescolando il tutto bene e condite infine con un cucchiaio di parmigiano grattuggiato e un pochino di prezzemolo. Aggiustate di sale se necessario.
Dalla pasta all'uovo ricavate delle sottili sfoglie: fate dei ravioli, aiutandovi con lo stampino se preferite o a mano come ho fatto io, aiutandovi con la rotella tagliapasta per dividerli.
Preparate una bagna cauda leggera: in una padella mettete due spicchi d'aglio tritati e le acciughe lavate e dissalate. Fatele sciogliere per bene.
Cuocete i ravioli in abbondante acqua salata e conditeli con la bagna cauda. Servite ben caldi.
Per due persone.
Ricetta tratta e rivisitata da "Ricette di sua Maestà il Raviolo" - Slow Food Editore.

8 commenti:

  1. Leggendo le prime righe pensavo ti fossi sbagliata con il nome e volessi scrivere 'Roberta' :-) Ma va bene anche 'Gloria', lo userò come pseudonimo.
    I ravioli di topinanbur mi lasciano a bocca aperta e l'acciughina è ormai diventata il tuo marchio di fabbrica :-) bacioni Sere.

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  2. Questo post è bellissimo, dall'inizio alla fine.
    Bello nelle parole di entrambe.. interessante nella ricetta che ho già salvato e prima o poi testerò.
    Complimenti!

    Laura

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  3. Molto bello l'articolo di Gloria!
    E un'altra ricetta con i topinambur: prima o poi li devo provare :)
    Ciao
    Isabel

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  4. Uno spazio guadagnato con tenacia e capacità. Complimenti a Gloria per la sua analisi e a te per questo piatto delizioso, lo proverò appena riuscirò a trovare del topinambur... merce rara in romagna :D

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  5. Complimenti a Gloria, un bellissimo articolo. Anche le tue foto e la tua ricetta sono stupende, i ravioli di topinambur non li ho mai assaggiati ma sembrano incredibili!

    Marco di Una cucina per Chiama

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  6. Un bellissimo post cara Serena e viva Gloria per la sua tenacia e per il bellissimo articolo che per una volta non denigra la figura del foodblogger, a cui siamo ormai mestamente abituate, ma lo valorizza.
    Sul piatto posso solo dire che è una favola!
    Abbracci cari e viva il Natale! Pat

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  7. idea originalissima! adesso aspetto solo di trovare il topinambur che non trovo così facilmente!

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